La casa fotografata in questo sito apparteneva alla mamma, una donna estremamente elegante e raffinata, con una curiosità innata per la vita, che adorava ed amava profondamente le figlie ed i nipoti. Nella sua vita ha fatto scelte molto spesso impegnative, sicuramente non facili, che l’ hanno portata ad allontanarsi da Feltre per conoscere il mondo, ma dove spesso tornava per abbracciare gli affetti suoi più cari senza i quali la sua identità non sarebbe stata completa. Alla sua casa è tornata definitivamente quando il compagno che le era accanto da molti anni è mancato e la sua vita in una grande città sembrava non avere più senso. E’ tornata da dove se ne era andata, in un percorso circolare come spesso la vita ci porta a vivere. Le stanze fotografate sono state piene di incontri, di confronti, spesse volte accesi, di grande convivialità, tavole raffinate, addobbate con grande gusto in occasioni particolari, di molte gioie e di qualche dolore.
Alla sua morte questo splendido appartamento, all’interno di un palazzetto storico di notevole bellezza, è rimasto a me. Per diversi mesi mi sono chiesta che cosa fare di questo spazio così pieno di ricordi, di nostalgia, di amore per una splendida mamma. Non ero assolutamente pronta per lasciarlo andare definitivamente affittandolo in modo stabile a qualcuno….forte era la necessità di poter entrare nei momenti in cui l’emozione diventava un bisogno impellente, per fermarmi e continuare con lei un dialogo che si nutriva della sua presenza viva, dei suoi ricordi e del suo essere sempre dentro di me. Per un mese è vissuta una mia carissima amica e con lei ho incontrato la meravigliosa luce che negli anni precedenti non avevo mai colto in tutta la sua bellezza ed intensità, forse perchè gli incontri familiari erano prevalentemente serali. Con Manu la casa ha ripreso a vivere, sono iniziati i progetti, le idee crescevano nel confronto e si arricchivano giorno dopo giorno…Ecco….avrei aperto la casa agli altri, al piacere dell’accoglienza, all’incontro come momento di confronto con mondi nuovi e sconosciuti.
Non ho uno spiccato senso pratico, la burocrazia mi spaventa e mi sono sempre ritenuta inadatta ad attività che richiedano ordine ed una certa disciplina. Ma la cosa più difficile in assoluto non è stata la procedura in Provincia ed in Questura, dove mia figlia Caterina è stata la mia meravigliosa scudiera… ma la scelta del “Nome”. Per giorni ho aspettato che qualcosa risuonasse dentro di me, ascoltavo suggerimenti, cercavo un ricordo della mamma, un’immagine che risvegliasse in me il senso di appartenenza a quel luogo, a ciò che esso aveva sempre rappresentato. E poi, improvvisamente, ho capito che non dovevo vivere il passato in chiave nostalgica, quasi malinconica e struggente….ma era la mia vita che stava prendendo una nuova veste, era l’inizio di un qualcosa che non avevo mai pensato come progetto, come nuova ed avvincente possibilità. Era l’origine di un nuovo percorso, di un nuovo cammino. Archè, la forza primigenia da cui tutto proviene e a cui tutto tornerà, in un percorso circolare che da sempre mi ha affascinato, ma che invecchiando sento e vivo con maggiore intensità.
Ed in tutto questo sento sempre la “sua” presenza ed il rispetto che nutro per quello spazio che ora mi appartiene è nella gioia di poterlo condividere con le persone che in qualche modo da questo luogo saranno attratte, in una circolarità di energie e di vita che questa casa ospiterà.
“Diverse cose non potranno mai tornare: l’infanzia-certe speranze-i morti-
ma le gioie- come gli uomini-a volte partono-e tuttavia perdurano-
Non rimpiangiamo viaggiatori, o marinai-
Belle le loro rotte-
Ma pensiamo a tutto quello che ci diranno tornando qui-
“Qui?” Ci sono dei “qui” essenziali-
luoghi predestinati-
lo spirito non sta fermo-
egli stesso-anche in fondo al mare-
sua terra natale-”
EMILY DICKINSON